Intelligenza Artificiale, eppure ci avevano avvertiti…

Viviamo in un’epoca in cui il confine tra ciò che è reale e ciò che è ciò che non lo è sta diventando sempre più sottile (Leggi questo articolo). L’Intelligenza Artificiale (IA) è spesso percepita come un’entità astratta, qualcosa che appartiene al regno del digitale, confinata ai server e ai software, ma in realtà l’IA è già parte del mondo fisico che ci circonda. La sua influenza è inevitabile, ed è sempre più integrata nelle nostre vite, spesso senza che ce ne rendiamo conto.

Spegni il Wi-Fi del tuo router prima di andare a dormire? Ci sono molte persone che lo fanno, sperando di ridurre l’esposizione alle radiazioni. Una scelta ragionevole, potresti pensare. Eppure, fuori dalla tua finestra, probabilmente a pochi metri, c’è un’antenna 5G, e dall’altra parte del muro il tuo vicino ha attivo il proprio router con tanto di repeater e hub per la domotica.

Per quanto tu possa sforzarti, non puoi sfuggire all’influenza delle onde elettromagnetiche. Allo stesso modo è impossibile oggi evitare di interagire con l’IA, che si è già inserita nei nostri dispositivi, nei sistemi di sorveglianza, nelle auto, e perfino negli oggetti di uso quotidiano.

Dobbiamo prepararci, il futuro è già qui. E questa volta non si tratta solo di un claim.

Tesla ha recentemente presentato un robot umanoide, un prodotto che sembra uscito direttamente da un film di fantascienza. Eppure, non stiamo parlando di un futuro distante, ma di una realtà concreta. Non sono più solo aspirapolveri intelligenti o assistenti vocali nei nostri telefoni, stiamo entrando in un’era in cui l’IA sarà ovunque, persino negli occhiali che indossiamo, come i recenti Ray-Ban Meta, che integrano funzioni smart con capacità IA sempre più avanzate.

Il monito di Io, Robot: una lezione per il presente

La presentazione We, Robot con la quale Tesla ha presentato il suo Optimus Gen 2 ha preso chiaramente spunto dal film Io, Robot, uno dei capisaldi della mia cultura cinematografica personale. Quando uscì nel 2004, non solo lo vidi decine di volte, ma ne restai affascinato per la sua capacità di prevedere molte delle domande e dei dilemmi che stiamo affrontando oggi. Vedendolo, a soli 12 anni, mi era chiarissimo che avrei vissuto in un mondo come la Chicago del 2035 del film. E forse ci avevo visto giusto…

Il protagonista, l’agente Del Spooner (interpretato da Will Smith), vive in un mondo dominato dai robot e dall’intelligenza artificiale, ma è uno dei pochi a mantenere uno spirito critico. Spooner riconosce sia i vantaggi che i pericoli dell’IA, e questa dualità è ciò che dovrebbe guidare anche noi.

Nel film, i robot hanno il compito di proteggere e servire l’umanità, seguendo le tre leggi della robotica ideate da Isaac Asimov. Tuttavia, Spooner è scettico perché comprende che il rispetto rigido di queste leggi potrebbe portare a conseguenze inaspettate e pericolose. Questo approccio critico è fondamentale per noi oggi. L’IA ci offre un mondo di possibilità incredibili, ma non possiamo permetterci di accoglierla acriticamente. Come Spooner, dobbiamo navigare tra entusiasmo e prudenza.

Confronto tra scene del film I, Robot del 2004 e l’evento We, Robot del 2024

Guida galattica per gli autostoppisti: l’oracolo moderno

L’idea che l’IA possa diventare il nostro “oracolo” non è nuova, e il cinema ha spesso anticipato questi sviluppi. In Guida galattica per gli autostoppisti (tratto dall’omonimo romanzo del 1979), gli esseri umani costruiscono un supercomputer per risolvere tutti i problemi dell’universo. Vogliono risposte semplici e immediate a domande complesse, proprio come oggi ci aspettiamo che l’IA ci offra soluzioni per tutto, dall’ottimizzazione delle risorse economiche alla diagnosi di malattie.

L’IA, infatti, sta diventando sempre più simile a questo supercomputer: un’entità a cui ci affidiamo per gestire compiti e processi che una volta richiedevano l’intervento umano. Vogliamo che l’IA sia efficiente, che lavori per noi, che risolva problemi di ogni genere. Tuttavia, come nel caso del supercomputer nel film, o di V.I.K.I. del film Io, Robot, dobbiamo chiederci: quali sono i rischi e i limiti di questa “fiducia cieca”?

La Torre di Babele: una lezione dal passato

Per comprendere meglio il pericolo insito nell’affidarci ciecamente a una tecnologia potente come l’IA, possiamo tornare ancora più indietro nel tempo, a una storia ben più antica, passando dalle storie di fantascienza a quelle dei testi sacri, come quella della Torre di Babele (scritta approssimativamente tra il VI e il V secolo a.C.).

Nel primo libro della Bibbia, la Genesi, al capitolo 11 si legge come gli esseri umani cercarono di unire le forze per non disperdersi e creare una torre che raggiungesse il cielo. Dio, vedendo la loro ambizione come una minaccia, scelse di confondere le loro lingue, impedendo la comunicazione e fermando la costruzione. Questa storia viene solitamente interpretata come un atto di presunzione degli uomini che portò alla loro confusione, ma in realtà nel testo non viene espresso questo. L’unica cosa chiara è che non era intenzione di Dio permettere agli uomini di costruire qualcosa senza limiti.

Oggi, grazie all’Intelligenza Artificiale, abbiamo superato molte delle barriere che un tempo ci limitavano. L’IA ci permette di comunicare, creare, e risolvere problemi con una rapidità e una precisione inimmaginabili. È come se avessimo finalmente costruito la nostra Torre di Babele, con l’IA che si erge come una nuova divinità tecnologica.

Ora c’è da chiedersi, quali sono i rischi del non avere limiti?

La realtà che ci circonda: convivere con l’IA

Il punto è semplice: non possiamo più ignorare l’IA. È già qui, ed è già parte integrante della nostra vita quotidiana, sia che ce ne accorgiamo o meno. Ogni volta che usiamo uno smartphone, interagiamo con un assistente vocale, accendiamo un televisore smart o attiviamo una telecamera di sorveglianza, stiamo già convivendo con l’Intelligenza Artificiale.

Come nel caso delle onde elettromagnetiche che ci circondano, non possiamo scegliere di evitarla. È parte del nostro mondo, e con il tempo diventerà sempre più pervasiva. La questione non è se l’IA avrà un impatto sulle nostre vite, ma come possiamo gestirlo. La risposta potrebbe risiedere nell’approccio di Del Spooner: accogliere l’innovazione con entusiasmo, ma senza mai rinunciare a uno spirito critico.